C’era un tempo in cui Internet era aperta, modificabile, viva.
Non servivano autorizzazioni per sperimentare, nessuno poteva impedire di installare un software, o effettuare una comunicazione e l’etica hacker (condivisione della conoscenza, trasparenza del codice, libertà di modifica) era la bussola che guidava la crescita della rete. L’open source era un atto politico e culturale, non un’etichetta di marketing.
Oggi quell’epoca è finita.
E non è stata uccisa da un singolo colpo, ma da una serie di piccole incisioni legislative che, insieme, stanno dissanguando la libertà digitale europea.
Agosto 2025 ne è la dimostrazione perfetta: quattro notizie, apparentemente scollegate, disegnano invece un unico scenario.
Ognuna tocca un fronte diverso (hardware, comunicazioni, infrastruttura di rete, sovranità dei dati), ma tutte raccontano la stessa storia: meno controllo per l’utente, più potere centralizzato nelle mani di governi e grandi aziende.
1. Blindare l’hardware per “proteggerci”
La nuova Direttiva RED impone ai produttori di impedire modifiche non autorizzate ai firmware radio. Sulla carta, tutela la sicurezza delle reti; nella pratica, è già il pretesto perfetto per bloccare lo sblocco dei bootloader e le custom ROM.
Risultato: il tuo smartphone non è più tuo. È un terminale concesso in uso, controllato dal produttore, e potenzialmente pronto per accogliere funzioni di sorveglianza integrate.
2. Sorvegliare le chat prima che tu prema “Invio”
Il Chat Control è tornato, più aggressivo che mai: scansione obbligatoria di tutte le comunicazioni, anche cifrate, direttamente sul tuo dispositivo.
Si chiama “client-side scanning”, ma il nome giusto è “backdoor permanente”. La narrativa è “proteggere i bambini”; il rischio reale è aprire la porta alla sorveglianza di massa. Una volta creata l’infrastruttura, cambiarne lo scopo è questione di un voto parlamentare.
3. Controllare le strade della rete
In Italia, Piracy Shield è passato dallo sport ai film, alla musica e alle serie TV, con blocchi lampo entro 30 minuti. Adesso nel mirino ci sono anche VPN, DNS pubblici e motori di ricerca.
Tradotto: si colpiscono gli strumenti fondamentali per la libertà di navigazione e la privacy online. Il rischio? Un firewall nazionale, mascherato da lotta alla pirateria.
4. Fingere di proteggere i dati (mentre si sa di non poterlo fare)
Microsoft ha ammesso davanti al Senato francese di non poter garantire la protezione dei dati europei dal Cloud Act USA.
La risposta delle autorità UE? Dichiarare che “le violazioni sono state risolte” grazie a clausole contrattuali che la legge americana può ignorare in qualsiasi momento.
Questo non è protezione: è security theater.
Il filo rosso: il controllo centralizzato
Quattro episodi, stesso schema:
- Chiudere l’hardware per impedirti di modificarlo.
- Inserire backdoor nei tuoi canali di comunicazione.
- Limitare gli strumenti che ti permettono di muoverti liberamente in rete.
- Simulare sicurezza mentre si abdica alla sovranità dei dati.
L’obiettivo è evidente: trasformare il cittadino in un utente passivo, senza strumenti per difendersi o verificare cosa succede dietro le quinte.
La vera sicurezza non è questa
Un hacker lo sa bene: la sicurezza non nasce dalla sorveglianza cieca, ma da quattro pilastri fondamentali. Codice aperto e verificabile, perché la trasparenza è il primo antidoto contro abusi e backdoor. Hardware documentato e privo di lock-in, perché senza specifiche aperte non esiste vera libertà di modifica. Educazione digitale diffusa, perché la sicurezza non si delega, si impara. E infine ownership e self-custody, ossia possedere davvero i propri dispositivi e custodire i propri dati senza intermediari. Tutto il resto è solo una scorciatoia per il controllo, non per la protezione.
Perché questa è la battaglia decisiva
Se oggi accetti di perdere lo sblocco del bootloader “perché non ti serve”, domani accetterai filesystem inaccessibili “perché non hai nulla da nascondere”. Se oggi tolleri la scansione preventiva “per proteggere i bambini”, domani sarà “per prevenire fake news” o “discorsi d’odio” nelle chat private.
La libertà digitale non si perde tutta in una volta: svanisce un diritto alla volta. E quando ce ne accorgeremo, sarà troppo tardi per riaprirla.
–Francesco `ascii` Ongaro